L’Autonomia del Pci

dalle Conclusioni al XII Congresso del Pci, febbraio 1969


Tutto ciò comporta la piena autonomia del nostro parti­to. E non si tratta solo dell’ autonomia organizzativa e politica. Autonoma e nuova è stata tutta la nostra elaborazione di una via italiana al socialismo.

Ma si tratta anche di una no­stra piena autonomia di giudizio per ciò che riguarda la real­tà dell’Unione Sovietica e dei paesi socialisti, e la politica seguita dall’Unione Sovietica, e i singoli atti di questa poli­tica.

È del tutto falso che noi abbiamo considerato l’inter­vento in Cecoslovacchia come «incidente» o solo un «erro­re».

Noi lo abbiamo considerato come il prodotto di un tra­vaglio che ha le sue radici tanto in contraddizioni e difficol­tà oggettive del mondo socialista, quanto in errori.

Quali conseguenze ne abbiamo tratto? Anche da tali avyenimenti noi abbiamo tratto una spinta a definire meglio un insieme di posizioni riguardanti il sistema dei rapporti tra Stati so­cialisti e partiti comunisti; il principio dell’ assoluto rispetto dell’indipendenza e sovranità di ogni Stato, e di ogni Stato socialista, e il principio dell’indipendenza e sovranità di ogni partito comunista; le questioni della democrazia socialista. […]

Noi concepiamo l’avvento al potere della classe operaia e delle masse lavoratrici, come un processo che deve svolger­si sul terreno della democrazia e del suo sviluppo conseguen­te, in un intreccio non separabile di lotte sociali e di massa e di battaglie politiche e parlamentari, in un movimento che tende a raggiungere, anche prima della conquista del potere, sempre nuove e più solide posizioni di controllo e di potere delle classi lavoratrici in tutte le sfere della società civile, tali da accrescere la loro influenza diretta e indiretta sugli in­dirizzi della politica nazionale e sul corso stesso dello svilup­po economico e sociale, in un movimento che solleciti in pa­ri tempo una continua estensione delle libertà, un generale avanzamento della democrazia politica.

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