dall’intervista a L’Unità, novembre 1978
La questione fondamentale che abbiamo di fronte è che cosa fare perché si realizzi la crescita dell’occupazione, l’espansione della produzione socialmente utile e lo sviluppo economico equilibrato su scala mondiale. In poche parole, come promuovere una concertata divisione internazionale deI lavoro che dia luogo progressivamente alla formazione di un mercato unico mondiale.
A questi ambiziosi ma non eludibili traguardi si può giungere con un solo metodo, quello di una leale collaborazione e cooperazione, su un piede di uguaglianza, tra i paesi economicamente più potenti e più industrializzati e i paesi in via di sviluppo, tra i paesi capitalisti e i paesi socialisti: un particolare contributo all’instaurazione di questo metodo può venire dalla classe operaia dell’Europa occidentale e dal movimento dei paesi non allineati.
Nell’immediato, qui, nel nostro continente, è indispensabile che all’interno della Comunità europea prenda forma, anche attraverso il futuro Parlamento europeo, una volontà politica unitaria capace di travalicare gli egoismi nazionali.
Il movimento operaio italiano, attraverso il nostro partito, che tanto largamente lo rappresenta, ha in gran parte preso coscienza di tali necessità e di tali questioni, dimostrando una notevole maturità, e ciò si riflette, in una certa misura, sugli obiettivi delle sue lotte anche sul terreno economico e sociale, pur se non mancano fenomeni corporativi preoccupanti.