di Guido Passalacqua, la Repubblica – Giovedì, 7 settembre 1989 – pagina 8
Alla festa dell’Unità di Genova dibattito sul leader comunista scomparso
BERLINGUER NON SI TOCCA
E Cabras difende il compromesso storico
GENOVA La biondissima cantante della Rdt urla a squarciagola sul palco di Neues Deutschland: Come prima, più di prima t’amerò. E’ solo un caso, ma a due passi, nella sala dei congressi, sta per iniziare il dibattito su Enrico Berlinguer. Duecento militanti, simpatizzanti, curiosi sfidano l’afa dell’ aula senza condizionamento.
Hanno rinunciato al fresco della sera genovese e alle folate di musica dei Pooh, che cantano nell’arena vicina, e che a sprazzi arrivano dalle porte lasciate aperte per far circolare un po’ d’aria.
Dentro, i duecento rappresentanti del popolo comunista testimoniano il loro affetto per il segretario morto sul campo. E i loro applausi più convinti e caldi vanno alla perorazione appassionata di Peppino Fiori, biografo di Berlinguer, senatore della Sinistra indipendente, che di Berlinguer difende tutto: Qualcuno ne parla come di un vetero-cominformista, di un comunista antico, per me è il contrario, è un comunista italiano ed europeo. Molto meno categorico è Ugo Pecchioli, presidente dei senatori comunisti, che di Berlinguer fu strettissimo collaboratore negli anni della solidarietà nazionale: un uomo che ebbe la visione del socialismo come liberazione umana, che con molto coraggio liquidò la vecchia idea del campo comunista, che ebbe la concezione della democrazia come valore in sé, che promosse il tentativo poi non riuscito dell’ eurocomunismo.
Nel discorso di Pecchioli c’è un ma ed è quello sul Berlinguer del compromesso storico. Una scelta cento volte irripetibile, che Pecchioli racchiude nei confini ben precisi di quegli anni terribili, poi ci fu la crisi. Non siamo riusciti a imboccare con decisione la strada dell’alternativa. Ci fu un ritardo nel comprendere la vera natura dei processi di trasformazione del paese… La conclusione è che il nuovo corso del Pci consente di recuperare tutta la vitalità degli insegnamenti innovatori di Berlinguer. E’ il segretario dello strappo, dell’interdipendenza, dell’austerità, del governo mondiale che oggi il nuovo corso comunista vuole ricordare.
Termina Pecchioli: Certo oggi siamo oltre Berlinguer, ma il nuovo Pci non sarebbe possibile senza di lui…. A Chiara Valentini, giornalista dell’ Espresso, che sul segretario del Pci ha scritto due libri e che provoca, raccontando di un Berlinguer in gioventù stalinista, molto legato a Togliatti, che non accoglie con entusiasmo il rapporto Krusciov, che non capisce che negli anni Settanta si poteva vincere, curiosamente risponde Paolo Cabras, esponente tra i più agguerriti della sinistra dc: “Macché paura di vincere, in una situazione come quella è minimalista parlare di paura di vincere.”
Quella del democristiano Cabras è una difesa senza ombra del compromesso storico: “Con il compromesso storico Berlinguer ha completato il processo di revisione finalizzata alla piena legittimazione democratica del Pci.” E ancora: La solidarietà nazionale è la fase che ha dato legittimità al Pci. Poi la conventium ad excludendum è solo dovuta a problemi politici e non ideologici.
E dall’ uomo politico democristiano arriva anche un sì chiaro al Berlinguer della questione morale. Il dibattito si scalda quando la parola tocca a Roberto Villetti. Il vicedirettore dell’Avanti! parte dal Berlinguer dell’ intervista sulla Nato per arrivare a concludere che in lui c’ erano idee corrosive dell’ identità comunista. E’ il Berlinguer dei sogni infranti, la terza via, l’ eurocomunismo, il compromesso storico, che delinea il politico socialista tra qualche protesta dei presenti, ma aggiunge Villetti: “Un dibattito come quello su Togliatti non si può fare su Berlinguer che è uomo ancora immerso nella politica italiana e che ha delineato questioni fondamentali del cammino comunista.”
Villetti parla di Berlinguer come di un uomo lacerato da forti contraddizioni ideali e politiche, contraddizioni che fanno parte del dibattito attuale del Pci e della sinistra. La risposta al socialista arriva prima da Fiori: “C’è chi in Berlinguer non vede che idee caduche, chi ci vede tre punti importanti: il concetto di Nord-Sud, democrazia-socialismo, etica-politica. E’ questo il Berlinguer caro a milioni di italiani anche non comunisti.”
Poi tocca a Pecchioli: “Caro Villetti non puoi fare la storia a fettine, vedere solo ciò che ti interessa. Per Villetti il Pci è vecchio oppure non è Pci. No, non è così, la storia è più complessa. Berlinguer è l’uomo di un passaggio d’epoca.” E ancora sul compromesso storico: “Quel periodo è sbagliato demonizzarlo, fu un’esperienza motivata dalla gravità della situazione, non c’è da vergognarsene, ma poi l’esperienza si è consumata, è finita male.”