“Secondo qualcuno il nostro partito dovrebbe finire di essere diverso, dovrebbe cioè omologarsi agli altri partiti. Veti e sospetti cadrebbero, riceveremmo consensi e plausi strepitosi, se solo divenissimo uguali agli altri… se decidessimo di recidere le nostre radici, pensando di rifiorire meglio. Ma ciò sarebbe, come ha scritto Mitterrand, il gesto suicida di un idiota.”
Non dirò, almeno per ora, di chi sono queste parole. Non ha importanza chi le ha dette, importa il loro significato: non ci possono essere né rinnovamento né fantasia né inventiva, se si comincia a seppellire se stessi. Ed è da oltre 20 anni che a Sinistra (se non altro ai vertici) pare non siano capaci di fare altro.
Dopo la sconfitta elettorale, è ritornato di moda un vecchio slogan dalle parti del PD, “Andare Oltre”: peccato che chi gestisce di volta in volta le varie svolte (cioè sempre gli stessi) lo faccia da vent’anni e a furia di “Andare Oltre”, è andato addirittura Oltre Se Stesso. Inaugurando quella che Berlinguer definiva “la folle corsa verso il Centro e quindi verso Destra”.
Avendo conoscenza dei precedenti, su facebook avevo domandato: “Andare OLTRE”, dice qualcuno. Su questo siamo tutti d’accordo. Ma Per fare cosa, in nome di quale ideale e a difesa di chi? Questo mi interessa un po’ di più.”
Dei 784 amici che ho su facebook (di cui almeno 700 sono persone che mi hanno aggiunto e che normalmente nemmeno si degnano di dirti perché lo fanno, tanto che oramai non accetto più nessuno), mi sarei aspettato qualcosa di più dei soliti insulti che più o meno a scadenza regolare gli ultrà di questa o quella corrente rovesciano contro chi ha l’ardire di mettere in dubbio non tanto l’onestà, quanto la fattibilità di quello che propongono. Ma del resto, come dice Lidia Ravera sull’Unità, oramai i giovani del PD o sono scimmiette ammaestrate o sono mine vaganti che il satrapo di turno tende a disinnescare (a quanto pare nel 2008 io ero del secondo tipo).
Sta di fatto che negli ultimi vent’anni si è andati sempre oltre: iniziò Adornato, che prima della Svolta scrisse un libro “Oltre la Sinistra” (provocando le ironie del giovane D’Alema, quando, tanto per capirci, aveva 40 anni e diceva qualcosa di sinistra: “Caro Ferdinando, Oltre la Sinistra c’è solo la Destra”), poi arrivò Occhetto, che il 7 marzo 1990 citò Tennyson per affermare che si sarebbe andati “Oltre l’Orizzonte”; ci fu poi D’Alema, che tolse la falce e martello ai piedi del Pds e lo fuse con altri 13 partiti per dare vita ai DS (che da quando sono nati hanno preso sempre meno del Pds); è arrivato Veltroni, che nemmeno voleva l’Ulivo nel simbolo del PD.
Ad ogni piccolo strappo si consumava una tappa di quella disastrosa rimozione culturale che ha consegnato il paese al Berlusconismo: la Sinistra ha smarrito la sua ragione sociale, non difende più i deboli, è come una nave fantasma che si aggira per l’oceano senza bussola e senza meta. È una caricatura di se stessa. Se per assurdo i quarantenni della Svolta potessero venire dal passato e dare un’occhiata a loro stessi nel futuro, probabilmente non si riconoscerebbero affatto. E questo ha determinato che nemmeno più l’italiano si riconosce in qualcosa, perché pure a Destra si è fatto un passo analogo, offrendo la possibilità alla Lega di trasformare la penisola italiana in una moderna penisola balcanica.
Rinnegare i propri padri, nella speranza di trovare eredi, e inventare nuove identità per non dover fare i conti con quella che effettivamente avevano, ha portato la Sinistra a produrre una marea di orfani e figli unici, che con la disintegrazione della dimensione collettiva si sono rifugiati in un arido e desolato egoismo individualista. Anziché diventare padri di una nuova eredità, sono rimasti gli eterni giovani di quella vecchia.
Erano così preoccupati a dimostrare all’Italia intera che non erano più (e non erano mai stati in alcuni casi) comunisti, che non si sono minimamente preoccupati non solo di definire una volta per tutte cosa sono (e cosa vogliono diventare), ma soprattutto cosa pensano e vogliono fare per dare una voce alle speranze di chi ha sempre votato a Sinistra: in poche parole, a chi vuole un Paese Diverso.
E di fronte a questo ennesimo “Andare Oltre”, permettetemi di essere scettico, sebbene chi l’abbia proposto sia persona che gode della mia stima e di grande spessore politico: non c’è bisogno di “Andare Oltre”, basterebbe ripulire la nave dai fantasmi (o dagli zombie) e metterla in condizione di “Navigare verso una meta”, piuttosto che galleggiare cambiandogli ogni volta nome e colore.
Serve insomma un partito della sinistra aperto e moderno, capace al tempo stesso di tenere con sé, traducendole all’oggi, le pagine migliori della nostra storia. E Serve ricordare sempre che un partito, senza memoria, non esiste. Perché un partito può avere dentro di sé molte memorie, può avere molte radici, ma non può esistere un partito con nessuna memoria e nessuna radice.
Ed è questo che oggi è il PD e il centrosinistra in generale. Ha tagliato le radici, per “Andare Oltre”. Ma si è rivelato il gesto suicida di un idiota, a ben vedere.
Mi vengono in mente le ultime parole di “Sinistrati: racconto sentimentale di una catastrofe politica”, di Edmondo Berselli, un’altra grande risorsa politica e culturale che ne è andata in silenzio e inaspettatamente, lasciando il sottoscritto particolarmente sgomento: dopo aver ricordato che a Sinistra è il cuore e che quasi tutti i geni del pallone sono mancini, conclude “è inutile lamentarsi. […] Asciughiamoci gli occhi, rimettiamo in moto il cervello e diamoci da fare. Tanto, non si esce dalla propria natura, non si sfugge alla propria psicologia.”
In parole povere: le alternative non si costruiscono sull’Inciucio ed è il caso di astenersi da altri gesti suicida. Ah, comunque le parole di apertura sono state pronunciate da Enrico Berlinguer nel 1979. Sempre attuale, lui come tutti gli altri Grandi Vecchi. Sono quelli di oggi che mi sembrano appartenere più che ad un altro secolo, ad un altro pianeta.
Ridatemi il P. C. I., e, rubando una frase al grande Maio Melloni Fortebraccio, ridatemi il nemico contro cui combattere (anche la DC con la quale si è fondati un partito ibrido)!!!!!!
Quanto vorrei che si potesse dire ridatemi il p.c.i.purtroppo oggi non lo si può nemmeno nominare senza essere tacciati di essere dei nostalgici quando va bene o sclerotici quando va male.da tutte le parti si è cancellato dal vocabolario parole che hanno avuto un significato e che oggi vengono distorte quando non addirittura deturpate.prendiamo ad esempio la rivoluzione una volta era sinonimo di lotta per la libertà oggi chi si ribella viene definito terrorista,solo perchè non ha altri mezzi che sparare nel mucchio visto l’enorme sproporzione delle forze in campo.Prendiamo ad esempio la lotta dei palestinesi confro gli israeliani ,i primi sparano con il katiuscia gli altri invadono i territori con carri armati e aerei super tecnologici altro che rappresaglia di hitler che hanno subito.Il gpverno italiano incomincia a muoversi adesso in difesa di EMERGENCI frattini ha però invitato alla cautela GINO STRADA accusandolo di fare troppa politica.Che cosa ha detto di strano affermando che l’Italia è di fatto in guerra e che le vittime sono per lo 80%civili e bambini?Finchè si fa la pace con la guerra esisteranno sempre chi si ribella e non sempre vince il giusto ma il più forte.
hai colto nel segno, cancellando le proprie origini si è cancellati se stessi e ci si è fusi in una sorta di enorme calderone nel quale troppe entità enormemente distinte sono state mischiate, dando avvio a quello scempio della sinistra che qualcuno, anni fa, aveva preventivato. L’unico modo, a mio parere, per tornare a combattere allo stesso livello i neoliberisti (per non dire neofascisti) è quello di formare un solo grande ed unico partito comunista. Ci vuole il PCI, adesso, subito.
I partiti comunisti sono scomparsi completamente in quasi tutti i paesi Europe. Se stiamo ancora qui a discutere di alternativa è perchè abbiamo avuto il coraggio di parlare. Chew i notri leader non siano il massimo è vero. Ma è anche vero che dipende anche dal fatto che si sono formati in un periodo dove il partito formava leader politici e non uomini di stato.
E che per emanciparsi non hanno potuto far altro che scimiottare i comportamenti di altri, non possedendo una vera cultura riformista. Che è la cultura del SI e del coraggio della ricerca di consenso sul governo e sulle riforme.
Sarà un partito da rifondare il PD ma almeno abbiamo qualcosa da rifondare. Forse il tratto morale dei nostri leader è il progetto su cui dobbiamo lavorare.
No Peppe. Il PD non è un partito. Quindi non solo non c’è nulla da rifondare, ma nemmeno da ricostruire. L’unica cosa da rifondare è il buon senso e l’intelligenza. Ma pare che nessuno ne abbia molta voglia.
Detto ciò, la tua ricostruzione fa un po’ sbellicare dalle risate: il partito formava leader politici e non uomini di stato? Ma che stai dicendo? Il partito era il mezzo per arrivare a gestire lo Stato (oggi è diventato il fine ultimo di ogni battaglia). E l’uomo politico era anche uomo di stato, se non altro perchè lo amministrava in qualche modo. Non c’entra nulla la cultura di governo: c’entra tutto la Questione Morale e gli ideali.
io non pretendo di conoscere benissimo enrico ma sicuramente se fosse qui piangerebbe. piangerebbe lui togliatti, gramsci, il che, marx, engels, lenin piangerebbero i nostri nonni piangerebero tutti. tutti coloro che avevano capito che così non andava ci direbbero vergogna! siete stati sconfitti e non avete saputo rialzarvi! vi siete mascherati, riciclati siete cambiati per far picere al potere! vergogna, avete dimenticato perchè tutto era iniziato. e lo avete fatto dimenticare al popolo. vergogna
La sinistra ha avuto l’ennesima dura lezione, lo scarso approccio di nuove entità politiche ha determinato il suo sfacello, credo però che non sia tutto perduto, non dimentichiamo che nel paese ci sono molti partiti minori che nemmeno vengono menzionati che comunque resistono, dunque resistenza, qui in Campania Caldoro con il suo Psi potrebbero ancor riesumare la qualificata capacità intellettiva della storica sinistra, concludendo credo che il P.C.I. abbia insieme alla sinistra scritto una pagina indelebile di Storia, è quanto basta per non demordere.
Ognuno di noi ha le sue idee e le esprime nel massimo della buona fede.Come voi ho anche io le mie e ve le vorrei sottoporle per capire se e dove abaglio nell’analisi politica
Ognuno di noi ha le sue idee e le esprime nel massimo della buona fede.Come voi ho anche io le mie e ve le vorrei sottoporle per capire se e dove sbaglio nell’analisi politica deli ultimi 20 anni.La mia concezione di sinistra.
Chi scrive non è un politico, nè tanto meno un iscritto ad un partito, ma
semplicemente un cittadino comune come ce ne sono milioni in Italia forse semplicemente, anzi sicuramente, stanco di tutto ciò che questa società non sa offrire, nè a me che ho 55 anni, nè tantomeno ai giovani che non vedono nessun futuro o almeno mi rivolgo a quei giovani che si pongono il problema. Provengo da una famiglia di operai e anche io lo sono stato almeno fino a quando non sono andato in mobilità. Da operaio metalmeccanico dove ho iniziato a 16 anni per finire nel dicembre 2005 in una raffineria. Complessivamente ho 36 anni di ininterrotto lavoro e la fabbrica la conosco e conosco anche il mondo sindacale che si trova all’interno delle fabbriche e da dove dal mio modestissimo parere comincia a nascere la crisi dell’operaio in generale e del sindacato di cui anche io, per un brevissimo tempo negli anni 80, ho fatto parte (CGIL) e di conseguenza della sinistra. Viviamo in un periodo paradossale dove molti passi della nostra Costituzione vengono calpestati e altri li si vorrebbero calpestare da un governo che mette al primo posto nella sua agenda politica gli interessi del suo presidente del consiglio Silvio Berlusconi. E tutto questo avviene senza che una adeguata opposizione faccia nulla per arginare questo strapotere che sempre di più dilaga. Senza contare il periodo internazionale che stiamo vivendo che sta portando sempre di più all’esasperazione delle famiglie che non arrivano alla fine del mese per chi ha un lavoro e alla disperazione per chi non lo ha. Io credo che a tutto questo ci sia un perchè e mi piacerebbe confrontarmi con chi, dopo aver letto il mio pensiero, avesse la voglia di dirmi dove sbaglio e perchè. Dal mio punto di vista tutto nasce dalla fine della guerra fredda tra USA e la vecchia URSS. A quei tempi vi erano due super potenze che cercavano di governare il mondo ognuno per i propri interessi chiaramente, ma esisteva un equilibrio e nessuno andava fuori dal seminato perchè c’era chi ti controllava. Adesso una volta rotto questo equilibrio (in politica lo chiamano pesi e contrappesi) una sola super potenza gestisce la politica mondiale. Se questo concetto che ho espresso per la politica estera lo si trasporta in quella italiana lo stesso concetto non cambia. Fino a quando avevamo una sinistra forte, e io personalmente per sinistra forte mi riferisco al PCI di Enrico Berlinguer, i diritti dei cittadini i diritti umani e i diritti della classe operaia erano più salvaguardati. E badate bene quello non era un partito che aveva come aspirazione entrare nella stanza dei bottoni per comandare, ma aveva come primaria ambizione la moralità che oggi non sanno che cosa sia e la salvaguardia di chi stava peggio. Certo qualcuno mi dirà che sono vecchio di idee, che le mie sono convinzioni arcaiche e che in nome del progresso e della fantomatica globalizzazione il passato non può e non deve tornare. Non tutto il passato deve tornare, la storia ci insegna, ma dal passato credo bisogna prendere tutto ciò che di buono ci ha insegnato. Un governo, qualunque esso sia, se non ha una forte e decisa opposizione è destinato a fare solo gli interessi e creare le condizioni lecite e non per rimanere il più a lungo possibile nella stanza dei bottoni. Ormai sono anni che la sinistra nè fa opposizione, nè tantomeno ha saputo governare quando ha avuto la possibilità. E perchè la sinistra è ridotta allo stato attuale?? Anche qua parto da lontano, anche perchè le sciagurate decisioni prese in passato si ripercuotono nel presente e nel futuro. Porterò qualche esempio personale a dimostrazione che ciò che penso è dettato da esperienza di vita vissuta. Ho 55 anni e per 7 inizialmente ho fatto il metalmeccanico (negli anni 70) dopodichè altri 27 li ho trascorsi all’interno di una raffineria quindi nel settore petrolifero. In quest’ultima ho avuto una parentesi di sindacalista per la CGIL non andata a buon fine solo perchè ero una voce fuori dal coro. Sono sempre stato convinto che nel passato la CGIL sia stata e sia servita da traino per il PCI e per la sinistra in generale. La CGIL di allora era rivolta solo ed esclusivamente a cercare di salvaguardare gli interessi e i diritti dei lavoratori partendo dai salari, alla sicurezza e alla salvaguardia del posto di lavoro. Chiaramente un sindacato forte, un sindacato che conta contrattualmente, trovava consensi nel mondo dei lavoratori ed era conseguenziale che chi c’era dietro al sindacato avesse un consenso politico.La CGIL con la sua forza contrattuale riusciva a tenere uniti i lavoratori nelle fabbriche mentre il PCI riusciva con la sua forte opposizione, dettata dal consenso elettorale, anche a fare cambiare la agenda politica di chi governava. Le cose cominciarono a cambiare quando il sindacato, dagli anni 80 in poi, ha cominciato a cambiare la propria natura politicizzandosi e imborghesendosi sempre di più chiaramente a discapito dei lavoratori, che sentendosi sempre meno rappresentati, hanno perso nel tempo quel punto di riferimento che serviva anche da collante per la sinistra. Chiaramente tutto ciò non avvenne per caso, ma solo perchè i poteri forti misero in campo per rompere tutto ciò che si era costruito di positivo per la classe operaia metodi ricattabili per cui il sindacato accettandoli perse il proprio potere contrattuale e di conseguenza la sua credibilità che, inevitabilmente, si è rispecchiata anche su chi c’era dietro al sindacato. Un esempio eclatante capitatomi mentre ero un semplice delegato di reparto, nella mia breve parentesi sindacale, fu che rispetto al contratto nazionale i lavoratori che io rappresentavo avevano una categoria inferiore rispetto a quella che avrebbero dovuto avere.Chiaramente feci una battaglia per fare avere ciò che aspettava alle maestranze. Ma la battaglia non la feci con chi rappresentava l’azienda, ma la dovetti fare col mio referente e responsabile sindacale. Alla fine molto scocciato dalle mie pressioni mi disse che non si potevano rompere certi equilibri che si erano creati all’interno della raffineria. Ma tutto ciò andava a discapito dell’operario, ma questo non sembrava importasse molto. Infatti dopo poco questa persona che era il referente sindacale, colui che trattava direttamente con la direzione della fabbrica, divenne il segretario provinciale del settore del petrolio. E la stragrande maggioranza dei sindacalisti che contavano all’interno della azienda fecero carriera. Andate adesso nelle fabbriche e domandate agli operai cosa pensano del sindacato…….E questa escaletion verso il basso del sindacato ha cominciato a coincidere con la scomparsa di Enrico Berlinguer. E come se non bastasse dopo la morte di Enrico Berlinguer chi prese in mano le redini del partito ha cercato di trasformarlo partendo dalla bolognina di Occhetto, per finire ai giorni nostri con una serie impressionante di cambi di nome di segretari in un susseguirsi di andare alla ricerca di un qualcosa che forse non sanno neanche loro cosa. E tutto questo in nome di un rinnovamento decapitando tutto ciò che i nostri padri erano riusciti a costruire. Come si vede non sempre anzi rinnovare è sinonimo di migliorare. Quello che mi fa rabbia è con tutte le varie analisi che si fanno sulla crisi della sinistra non ho trovato nessuna tesi che si avvicini alla mia. Sento fare da illustri esponeti analisi sociologiche che la gente non capisce, non solo, ma nonostante tutte queste analisi si continua imperterriti ad analizzare. Non si capisce che noi siamo stanchi di vedere la politica fatta al chiuso negli alberghi dove chi può entrare deve essere uno di loro e se non hai il pass non entri. Voglio tornare ad una politica di massa, parlare nelle piazze coinvolgere sempre più gente che si sente emarginata dalla politica. Il sindacato torni a fare il suo lavoro e per cui si è istituzionalizzato, che tornino le manifestazioni, gli scioperi senza i quali non si ottengono nè migliorie, nè conquiste.Voglio una sinistra che si opponga alla guerra come la nostra Costituzione afferma.Con la crisi che abbiamo spendiamo milioni di euro in guerre di cui non vedremo mai la fine, mentre potremmo risanare il paese che è in ginocchio, sia per le politiche sbagliate, sia perchè si sperperano quantità di denaro che se spesi con criterio potrebbero risollevare le famiglie che sono ormai al collasso. Voglio una sinistra che metta al primo posto nella sua agenda politica la moralità, siamo stanchi di truffe, ladrocini perpretati quotidianamente e sempre alle spalle della povera gente. Voglio una sinistra che guardi al futuro alle energie rinnovabili, altro che centrali nucleari. Voglio una sinistra che sia contro la privatizzazione dell’acqua. Voglio una sinistra dove tutte le persone siano uguali pari diritti e doveri senza distinzione del colore della pelle perchè dobbiamo capire che dovremo convivere in un paese multietnico e ciò non significa che tutti debbano entrare nel nostro paese, chi lo fa deve sapere che deve sottostare alle nostre leggi e rispettare la nostra Costituzione e chi delinque deve scontare la pena al proprio paese di origine. E soprattutto voglio una sinistra che sia netta nelle scelte che non lasci spiragli ambigui in modo da farsi capire da chi poi è chiamato a darle il voto.Voglio una sinistra che non abbia come scopo primario andare al governo perchè se si rincorre questo scopo si corre il rischio, come attualmente è, di costruire un partito che per raccogliere consensi è costretto a cercare alleanze che sono lontane dal nostro pensiero politico e fare la fine dei due governi Prodi. E’ meglio una forte opposizione che un debole governo.Voglio una sinistra che oltre a definirsi laica non lo faccia solo sulla carta, ma che metta in pratica il laicismo soprattutto con il Vaticano il quale è capace attualmente di intervenire, oltre che politicamente, anche affaristicamente nella politica italiana.Voglio una sinistra che si preoccupi di chi sta peggio con aiuti sociali a chi ne ha bisogno.Voglio una sinistra che investa sulla scuola, l’università, sulla ricerca, sul teatro, perchè un paese senza cultura è un paese morto, senza prospettive, come quello attuale.Voglio una sinistra che non abbia al proprio interno industriali perchè non saranno mai, per costituzionalità, dalla parte dei più deboli.Voglio una sinistra che imponga a chi voglia fare politica la sospensione dell’attività precedente in modo che non possono essereci conflitti di interesse tra politica e affari personali.Potrei continuare ma penso che i punti cardine siano stati toccati per far capire quale è secondo me il concetto di sinistra e se qualche aspetto importante è stato tralasciato credo che si capisca in che modo lo avrei trattato.Oggi non vedo nessun partito che con chiarezza esprima questi concetti che a parer mio sono fondamentali per una crescita di un paese civile.Il PD vuole rastrellare voti ovunque, a destra, al centro e pretenderebbe pure a sinistra, ma sono solo dei folli.I partiti chiamati della sinistra radicale si sono sfilacciati in più partiti per beghe credo più interne e di presunzione che altro forse dimenticando una massima che è stata in passato il nostro slogan e punto di forza: uniti si vince.I vari movimenti che sono nati vedi i grillini, il popolo viola e altri magari meno evidenziati, non sono altro che lo scollamento, il malessere che si è creato tra poltica e cittadino.Quello che fa più rabbia è che nessun partito di sinistra riesce a cogliere ciò che la base vorrebbe.Credo che ci sia una verità inconfutabile.Alla sinistra manca un leader, un leader che prenda in mano la situazione, che proponga un progetto politico e che riesca a far si che tutti remino attorno a quel progetto.Ma non vedo assolutamente nulla all’orizzone, nè immediato, nè futuro e sono sempre più rassegnato in merito convincendomi però che l’unico modo per uscirne fuori da questa situazione sia una insurrezione popolare alla quale però occorre qualcuno o qualche organizzazione faccia da collante per coaudiovare la massa.
Tutti noi abbiamo le nostre idee e le esprimiamo nel massimo della buona fede.Come voi ho anche io le mie e ve le vorrei sottoporle per capire se e dove sbaglio nell’analisi politica deli ultimi 20 anni.
Chi scrive non è un politico, nè tanto meno un iscritto ad un partito, ma
semplicemente un cittadino comune come ce ne sono milioni in Italia forse semplicemente, anzi sicuramente, stanco di tutto ciò che questa società non sa offrire, nè a me che ho 55 anni, nè tantomeno ai giovani che non vedono nessun futuro o almeno mi rivolgo a quei giovani che si pongono il problema. Provengo da una famiglia di operai e anche io lo sono stato almeno fino a quando non sono andato in mobilità. Da operaio metalmeccanico dove ho iniziato a 16 anni per finire nel dicembre 2005 in una raffineria. Complessivamente ho 36 anni di ininterrotto lavoro e la fabbrica la conosco e conosco anche il mondo sindacale che si trova all’interno delle fabbriche e da dove dal mio modestissimo parere comincia a nascere la crisi dell’operaio in generale e del sindacato di cui anche io, per un brevissimo tempo negli anni 80, ho fatto parte (CGIL) e di conseguenza della sinistra. Viviamo in un periodo paradossale dove molti passi della nostra Costituzione vengono calpestati e altri li si vorrebbero calpestare da un governo che mette al primo posto nella sua agenda politica gli interessi del suo presidente del consiglio Silvio Berlusconi. E tutto questo avviene senza che una adeguata opposizione faccia nulla per arginare questo strapotere che sempre di più dilaga. Senza contare il periodo internazionale che stiamo vivendo che sta portando sempre di più all’esasperazione delle famiglie che non arrivano alla fine del mese per chi ha un lavoro e alla disperazione per chi non lo ha. Io credo che a tutto questo ci sia un perchè e mi piacerebbe confrontarmi con chi, dopo aver letto il mio pensiero, avesse la voglia di dirmi dove sbaglio e perchè. Dal mio punto di vista tutto nasce dalla fine della guerra fredda tra USA e la vecchia URSS. A quei tempi vi erano due super potenze che cercavano di governare il mondo ognuno per i propri interessi chiaramente, ma esisteva un equilibrio e nessuno andava fuori dal seminato perchè c’era chi ti controllava. Adesso una volta rotto questo equilibrio (in politica lo chiamano pesi e contrappesi) una sola super potenza gestisce la politica mondiale. Se questo concetto che ho espresso per la politica estera lo si trasporta in quella italiana lo stesso concetto non cambia. Fino a quando avevamo una sinistra forte, e io personalmente per sinistra forte mi riferisco al PCI di Enrico Berlinguer, i diritti dei cittadini i diritti umani e i diritti della classe operaia erano più salvaguardati. E badate bene quello non era un partito che aveva come aspirazione entrare nella stanza dei bottoni per comandare, ma aveva come primaria ambizione la moralità che oggi non sanno che cosa sia e la salvaguardia di chi stava peggio. Certo qualcuno mi dirà che sono vecchio di idee, che le mie sono convinzioni arcaiche e che in nome del progresso e della fantomatica globalizzazione il passato non può e non deve tornare. Non tutto il passato deve tornare, la storia ci insegna, ma dal passato credo bisogna prendere tutto ciò che di buono ci ha insegnato. Un governo, qualunque esso sia, se non ha una forte e decisa opposizione è destinato a fare solo gli interessi e creare le condizioni lecite e non per rimanere il più a lungo possibile nella stanza dei bottoni. Ormai sono anni che la sinistra nè fa opposizione, nè tantomeno ha saputo governare quando ha avuto la possibilità. E perchè la sinistra è ridotta allo stato attuale?? Anche qua parto da lontano, anche perchè le sciagurate decisioni prese in passato si ripercuotono nel presente e nel futuro. Porterò qualche esempio personale a dimostrazione che ciò che penso è dettato da esperienza di vita vissuta. Ho 55 anni e per 7 inizialmente ho fatto il metalmeccanico (negli anni 70) dopodichè altri 27 li ho trascorsi all’interno di una raffineria quindi nel settore petrolifero. In quest’ultima ho avuto una parentesi di sindacalista per la CGIL non andata a buon fine solo perchè ero una voce fuori dal coro. Sono sempre stato convinto che nel passato la CGIL sia stata e sia servita da traino per il PCI e per la sinistra in generale. La CGIL di allora era rivolta solo ed esclusivamente a cercare di salvaguardare gli interessi e i diritti dei lavoratori partendo dai salari, alla sicurezza e alla salvaguardia del posto di lavoro. Chiaramente un sindacato forte, un sindacato che conta contrattualmente, trovava consensi nel mondo dei lavoratori ed era conseguenziale che chi c’era dietro al sindacato avesse un consenso politico.La CGIL con la sua forza contrattuale riusciva a tenere uniti i lavoratori nelle fabbriche mentre il PCI riusciva con la sua forte opposizione, dettata dal consenso elettorale, anche a fare cambiare la agenda politica di chi governava. Le cose cominciarono a cambiare quando il sindacato, dagli anni 80 in poi, ha cominciato a cambiare la propria natura politicizzandosi e imborghesendosi sempre di più chiaramente a discapito dei lavoratori, che sentendosi sempre meno rappresentati, hanno perso nel tempo quel punto di riferimento che serviva anche da collante per la sinistra. Chiaramente tutto ciò non avvenne per caso, ma solo perchè i poteri forti misero in campo per rompere tutto ciò che si era costruito di positivo per la classe operaia metodi ricattabili per cui il sindacato accettandoli perse il proprio potere contrattuale e di conseguenza la sua credibilità che, inevitabilmente, si è rispecchiata anche su chi c’era dietro al sindacato. Un esempio eclatante capitatomi mentre ero un semplice delegato di reparto, nella mia breve parentesi sindacale, fu che rispetto al contratto nazionale i lavoratori che io rappresentavo avevano una categoria inferiore rispetto a quella che avrebbero dovuto avere.Chiaramente feci una battaglia per fare avere ciò che aspettava alle maestranze. Ma la battaglia non la feci con chi rappresentava l’azienda, ma la dovetti fare col mio referente e responsabile sindacale. Alla fine molto scocciato dalle mie pressioni mi disse che non si potevano rompere certi equilibri che si erano creati all’interno della raffineria. Ma tutto ciò andava a discapito dell’operario, ma questo non sembrava importasse molto. Infatti dopo poco questa persona che era il referente sindacale, colui che trattava direttamente con la direzione della fabbrica, divenne il segretario provinciale del settore del petrolio. E la stragrande maggioranza dei sindacalisti che contavano all’interno della azienda fecero carriera. Andate adesso nelle fabbriche e domandate agli operai cosa pensano del sindacato…….E questa escaletion verso il basso del sindacato ha cominciato a coincidere con la scomparsa di Enrico Berlinguer. E come se non bastasse dopo la morte di Enrico Berlinguer chi prese in mano le redini del partito ha cercato di trasformarlo partendo dalla bolognina di Occhetto, per finire ai giorni nostri con una serie impressionante di cambi di nome di segretari in un susseguirsi di andare alla ricerca di un qualcosa che forse non sanno neanche loro cosa. E tutto questo in nome di un rinnovamento decapitando tutto ciò che i nostri padri erano riusciti a costruire. Come si vede non sempre anzi rinnovare è sinonimo di migliorare. Quello che mi fa rabbia è con tutte le varie analisi che si fanno sulla crisi della sinistra non ho trovato nessuna tesi che si avvicini alla mia. Sento fare da illustri esponeti analisi sociologiche che la gente non capisce, non solo, ma nonostante tutte queste analisi si continua imperterriti ad analizzare. Non si capisce che noi siamo stanchi di vedere la politica fatta al chiuso negli alberghi dove chi può entrare deve essere uno di loro e se non hai il pass non entri. Voglio tornare ad una politica di massa, parlare nelle piazze coinvolgere sempre più gente che si sente emarginata dalla politica. Il sindacato torni a fare il suo lavoro e per cui si è istituzionalizzato, che tornino le manifestazioni, gli scioperi senza i quali non si ottengono nè migliorie, nè conquiste.Voglio una sinistra che si opponga alla guerra come la nostra Costituzione afferma.Con la crisi che abbiamo spendiamo milioni di euro in guerre di cui non vedremo mai la fine, mentre potremmo risanare il paese che è in ginocchio, sia per le politiche sbagliate, sia perchè si sperperano quantità di denaro che se spesi con criterio potrebbero risollevare le famiglie che sono ormai al collasso. Voglio una sinistra che metta al primo posto nella sua agenda politica la moralità, siamo stanchi di truffe, ladrocini perpretati quotidianamente e sempre alle spalle della povera gente. Voglio una sinistra che guardi al futuro alle energie rinnovabili, altro che centrali nucleari. Voglio una sinistra che sia contro la privatizzazione dell’acqua. Voglio una sinistra dove tutte le persone siano uguali pari diritti e doveri senza distinzione del colore della pelle perchè dobbiamo capire che dovremo convivere in un paese multietnico e ciò non significa che tutti debbano entrare nel nostro paese, chi lo fa deve sapere che deve sottostare alle nostre leggi e rispettare la nostra Costituzione e chi delinque deve scontare la pena al proprio paese di origine. E soprattutto voglio una sinistra che sia netta nelle scelte che non lasci spiragli ambigui in modo da farsi capire da chi poi è chiamato a darle il voto.Voglio una sinistra che non abbia come scopo primario andare al governo perchè se si rincorre questo scopo si corre il rischio, come attualmente è, di costruire un partito che per raccogliere consensi è costretto a cercare alleanze che sono lontane dal nostro pensiero politico e fare la fine dei due governi Prodi. E’ meglio una forte opposizione che un debole governo.Voglio una sinistra che oltre a definirsi laica non lo faccia solo sulla carta, ma che metta in pratica il laicismo soprattutto con il Vaticano il quale è capace attualmente di intervenire, oltre che politicamente, anche affaristicamente nella politica italiana.Voglio una sinistra che si preoccupi di chi sta peggio con aiuti sociali a chi ne ha bisogno.Voglio una sinistra che investa sulla scuola, l’università, sulla ricerca, sul teatro, perchè un paese senza cultura è un paese morto, senza prospettive, come quello attuale.Voglio una sinistra che non abbia al proprio interno industriali perchè non saranno mai, per costituzionalità, dalla parte dei più deboli.Voglio una sinistra che imponga a chi voglia fare politica la sospensione dell’attività precedente in modo che non possono essereci conflitti di interesse tra politica e affari personali.Potrei continuare ma penso che i punti cardine siano stati toccati per far capire quale è secondo me il concetto di sinistra e se qualche aspetto importante è stato tralasciato credo che si capisca in che modo lo avrei trattato.Oggi non vedo nessun partito che con chiarezza esprima questi concetti che a parer mio sono fondamentali per una crescita di un paese civile.Il PD vuole rastrellare voti ovunque, a destra, al centro e pretenderebbe pure a sinistra, ma sono solo dei folli.I partiti chiamati della sinistra radicale si sono sfilacciati in più partiti per beghe credo più interne e di presunzione che altro forse dimenticando una massima che è stata in passato il nostro slogan e punto di forza: uniti si vince.I vari movimenti che sono nati vedi i grillini, il popolo viola e altri magari meno evidenziati, non sono altro che lo scollamento, il malessere che si è creato tra poltica e cittadino.Quello che fa più rabbia è che nessun partito di sinistra riesce a cogliere ciò che la base vorrebbe.Credo che ci sia una verità inconfutabile.Alla sinistra manca un leader, un leader che prenda in mano la situazione, che proponga un progetto politico e che riesca a far si che tutti remino attorno a quel progetto.Ma non vedo assolutamente nulla all’orizzone, nè immediato, nè futuro e sono sempre più rassegnato in merito convincendomi però che l’unico modo per uscirne fuori da questa situazione sia una insurrezione popolare alla quale però occorre qualcuno o qualche organizzazione faccia da collante per coaudiovare la massa.
Tutti noi abbiamo le nostre idee e le esprimiamo nel massimo della buona fede.Come voi ho anche io le mie e ve le vorrei sottoporle per capire se e dove sbaglio nell’analisi politica deli ultimi 20 anni.
Chi scrive non è un politico, nè tanto meno un iscritto ad un partito, ma
semplicemente un cittadino comune come ce ne sono milioni in Italia forse semplicemente, anzi sicuramente, stanco di tutto ciò che questa società non sa offrire, nè a me che ho 55 anni, nè tantomeno ai giovani che non vedono nessun futuro o almeno mi rivolgo a quei giovani che si pongono il problema. Provengo da una famiglia di operai e anche io lo sono stato almeno fino a quando non sono andato in mobilità. Da operaio metalmeccanico dove ho iniziato a 16 anni per finire nel dicembre 2005 in una raffineria. Complessivamente ho 36 anni di ininterrotto lavoro e la fabbrica la conosco e conosco anche il mondo sindacale che si trova all’interno delle fabbriche e da dove dal mio modestissimo parere comincia a nascere la crisi dell’operaio in generale e del sindacato di cui anche io, per un brevissimo tempo negli anni 80, ho fatto parte (CGIL) e di conseguenza della sinistra. Viviamo in un periodo paradossale dove molti passi della nostra Costituzione vengono calpestati e altri li si vorrebbero calpestare da un governo che mette al primo posto nella sua agenda politica gli interessi del suo presidente del consiglio Silvio Berlusconi. E tutto questo avviene senza che una adeguata opposizione faccia nulla per arginare questo strapotere che sempre di più dilaga. Senza contare il periodo internazionale che stiamo vivendo che sta portando sempre di più all’esasperazione delle famiglie che non arrivano alla fine del mese per chi ha un lavoro e alla disperazione per chi non lo ha. Io credo che a tutto questo ci sia un perchè e mi piacerebbe confrontarmi con chi, dopo aver letto il mio pensiero, avesse la voglia di dirmi dove sbaglio e perchè. Dal mio punto di vista tutto nasce dalla fine della guerra fredda tra USA e la vecchia URSS. A quei tempi vi erano due super potenze che cercavano di governare il mondo ognuno per i propri interessi chiaramente, ma esisteva un equilibrio e nessuno andava fuori dal seminato perchè c’era chi ti controllava. Adesso una volta rotto questo equilibrio (in politica lo chiamano pesi e contrappesi) una sola super potenza gestisce la politica mondiale. Se questo concetto che ho espresso per la politica estera lo si trasporta in quella italiana lo stesso concetto non cambia. Fino a quando avevamo una sinistra forte, e io personalmente per sinistra forte mi riferisco al PCI di Enrico Berlinguer, i diritti dei cittadini i diritti umani e i diritti della classe operaia erano più salvaguardati. E badate bene quello non era un partito che aveva come aspirazione entrare nella stanza dei bottoni per comandare, ma aveva come primaria ambizione la moralità che oggi non sanno che cosa sia e la salvaguardia di chi stava peggio. Certo qualcuno mi dirà che sono vecchio di idee, che le mie sono convinzioni arcaiche e che in nome del progresso e della fantomatica globalizzazione il passato non può e non deve tornare. Non tutto il passato deve tornare, la storia ci insegna, ma dal passato credo bisogna prendere tutto ciò che di buono ci ha insegnato. Un governo, qualunque esso sia, se non ha una forte e decisa opposizione è destinato a fare solo gli interessi e creare le condizioni lecite e non per rimanere il più a lungo possibile nella stanza dei bottoni. Ormai sono anni che la sinistra nè fa opposizione, nè tantomeno ha saputo governare quando ha avuto la possibilità. E perchè la sinistra è ridotta allo stato attuale?? Anche qua parto da lontano, anche perchè le sciagurate decisioni prese in passato si ripercuotono nel presente e nel futuro. Porterò qualche esempio personale a dimostrazione che ciò che penso è dettato da esperienza di vita vissuta. Ho 55 anni e per 7 inizialmente ho fatto il metalmeccanico (negli anni 70) dopodichè altri 27 li ho trascorsi all’interno di una raffineria quindi nel settore petrolifero. In quest’ultima ho avuto una parentesi di sindacalista per la CGIL non andata a buon fine solo perchè ero una voce fuori dal coro. Sono sempre stato convinto che nel passato la CGIL sia stata e sia servita da traino per il PCI e per la sinistra in generale. La CGIL di allora era rivolta solo ed esclusivamente a cercare di salvaguardare gli interessi e i diritti dei lavoratori partendo dai salari, alla sicurezza e alla salvaguardia del posto di lavoro. Chiaramente un sindacato forte, un sindacato che conta contrattualmente, trovava consensi nel mondo dei lavoratori ed era conseguenziale che chi c’era dietro al sindacato avesse un consenso politico.La CGIL con la sua forza contrattuale riusciva a tenere uniti i lavoratori nelle fabbriche mentre il PCI riusciva con la sua forte opposizione, dettata dal consenso elettorale, anche a fare cambiare la agenda politica di chi governava. Le cose cominciarono a cambiare quando il sindacato, dagli anni 80 in poi, ha cominciato a cambiare la propria natura politicizzandosi e imborghesendosi sempre di più chiaramente a discapito dei lavoratori, che sentendosi sempre meno rappresentati, hanno perso nel tempo quel punto di riferimento che serviva anche da collante per la sinistra. Chiaramente tutto ciò non avvenne per caso, ma solo perchè i poteri forti misero in campo per rompere tutto ciò che si era costruito di positivo per la classe operaia metodi ricattabili per cui il sindacato accettandoli perse il proprio potere contrattuale e di conseguenza la sua credibilità che, inevitabilmente, si è rispecchiata anche su chi c’era dietro al sindacato. Un esempio eclatante capitatomi mentre ero un semplice delegato di reparto, nella mia breve parentesi sindacale, fu che rispetto al contratto nazionale i lavoratori che io rappresentavo avevano una categoria inferiore rispetto a quella che avrebbero dovuto avere.Chiaramente feci una battaglia per fare avere ciò che aspettava alle maestranze. Ma la battaglia non la feci con chi rappresentava l’azienda, ma la dovetti fare col mio referente e responsabile sindacale. Alla fine molto scocciato dalle mie pressioni mi disse che non si potevano rompere certi equilibri che si erano creati all’interno della raffineria. Ma tutto ciò andava a discapito dell’operario, ma questo non sembrava importasse molto. Infatti dopo poco questa persona che era il referente sindacale, colui che trattava direttamente con la direzione della fabbrica, divenne il segretario provinciale del settore del petrolio. E la stragrande maggioranza dei sindacalisti che contavano all’interno della azienda fecero carriera. Andate adesso nelle fabbriche e domandate agli operai cosa pensano del sindacato…….E questa escaletion verso il basso del sindacato ha cominciato a coincidere con la scomparsa di Enrico Berlinguer. E come se non bastasse dopo la morte di Enrico Berlinguer chi prese in mano le redini del partito ha cercato di trasformarlo partendo dalla bolognina di Occhetto, per finire ai giorni nostri con una serie impressionante di cambi di nome di segretari in un susseguirsi di andare alla ricerca di un qualcosa che forse non sanno neanche loro cosa. E tutto questo in nome di un rinnovamento decapitando tutto ciò che i nostri padri erano riusciti a costruire. Come si vede non sempre anzi rinnovare è sinonimo di migliorare. Quello che mi fa rabbia è con tutte le varie analisi che si fanno sulla crisi della sinistra non ho trovato nessuna tesi che si avvicini alla mia. Sento fare da illustri esponeti analisi sociologiche che la gente non capisce, non solo, ma nonostante tutte queste analisi si continua imperterriti ad analizzare. Non si capisce che noi siamo stanchi di vedere la politica fatta al chiuso negli alberghi dove chi può entrare deve essere uno di loro e se non hai il pass non entri. Voglio tornare ad una politica di massa, parlare nelle piazze coinvolgere sempre più gente che si sente emarginata dalla politica. Il sindacato torni a fare il suo lavoro e per cui si è istituzionalizzato, che tornino le manifestazioni, gli scioperi senza i quali non si ottengono nè migliorie, nè conquiste.Voglio una sinistra che si opponga alla guerra come la nostra Costituzione afferma.Con la crisi che abbiamo spendiamo milioni di euro in guerre di cui non vedremo mai la fine, mentre potremmo risanare il paese che è in ginocchio, sia per le politiche sbagliate, sia perchè si sperperano quantità di denaro che se spesi con criterio potrebbero risollevare le famiglie che sono ormai al collasso. Voglio una sinistra che metta al primo posto nella sua agenda politica la moralità, siamo stanchi di truffe, ladrocini perpretati quotidianamente e sempre alle spalle della povera gente. Voglio una sinistra che guardi al futuro alle energie rinnovabili, altro che centrali nucleari. Voglio una sinistra che sia contro la privatizzazione dell’acqua. Voglio una sinistra dove tutte le persone siano uguali pari diritti e doveri senza distinzione del colore della pelle perchè dobbiamo capire che dovremo convivere in un paese multietnico e ciò non significa che tutti debbano entrare nel nostro paese, chi lo fa deve sapere che deve sottostare alle nostre leggi e rispettare la nostra Costituzione e chi delinque deve scontare la pena al proprio paese di origine. E soprattutto voglio una sinistra che sia netta nelle scelte che non lasci spiragli ambigui in modo da farsi capire da chi poi è chiamato a darle il voto.Voglio una sinistra che non abbia come scopo primario andare al governo perchè se si rincorre questo scopo si corre il rischio, come attualmente è, di costruire un partito che per raccogliere consensi è costretto a cercare alleanze che sono lontane dal nostro pensiero politico e fare la fine dei due governi Prodi. E’ meglio una forte opposizione che un debole governo.Voglio una sinistra che oltre a definirsi laica non lo faccia solo sulla carta, ma che metta in pratica il laicismo soprattutto con il Vaticano il quale è capace attualmente di intervenire, oltre che politicamente, anche affaristicamente nella politica italiana.Voglio una sinistra che si preoccupi di chi sta peggio con aiuti sociali a chi ne ha bisogno.Voglio una sinistra che investa sulla scuola, l’università, sulla ricerca, sul teatro, perchè un paese senza cultura è un paese morto, senza prospettive, come quello attuale.Voglio una sinistra che non abbia al proprio interno industriali perchè non saranno mai, per costituzionalità, dalla parte dei più deboli.Voglio una sinistra che imponga a chi voglia fare politica la sospensione dell’attività precedente in modo che non possono essereci conflitti di interesse tra politica e affari personali.Potrei continuare ma penso che i punti cardine siano stati toccati per far capire quale è secondo me il concetto di sinistra e se qualche aspetto importante è stato tralasciato credo che si capisca in che modo lo avrei trattato.Oggi non vedo nessun partito che con chiarezza esprima questi concetti che a parer mio sono fondamentali per una crescita di un paese civile.Il PD vuole rastrellare voti ovunque, a destra, al centro e pretenderebbe pure a sinistra, ma sono solo dei folli.I partiti chiamati della sinistra radicale si sono sfilacciati in più partiti per beghe credo più interne e di presunzione che altro forse dimenticando una massima che è stata in passato il nostro slogan e punto di forza: uniti si vince.I vari movimenti che sono nati vedi i grillini, il popolo viola e altri magari meno evidenziati, non sono altro che lo scollamento, il malessere che si è creato tra poltica e cittadino.Quello che fa più rabbia è che nessun partito di sinistra riesce a cogliere ciò che la base vorrebbe.Credo che ci sia una verità inconfutabile.Alla sinistra manca un leader, un leader che prenda in mano la situazione, che proponga un progetto politico e che riesca a far si che tutti remino attorno a quel progetto.Ma non vedo assolutamente nulla all’orizzone, nè immediato, nè futuro e sono sempre più rassegnato in merito convincendomi però che l’unico modo per uscirne fuori da questa situazione sia una insurrezione popolare alla quale però occorre qualcuno o qualche organizzazione faccia da collante per coaudiovare la massa.