Martedì scorso la Commissione incaricata di assegnare le civiche benemerenze della città di Milano, altresì conosciute come Ambrogini d’oro, non ha accolto la nostra proposta di assegnare quella alla memoria ad Enrico Berlinguer.
Al nostro sconcerto e alla nostra indignazione, non solo nostra a ben vedere dalla reazione di migliaia di persone della nostra web-community, inizialmente alcuni esponenti del centrosinistra, sempre in privato, hanno obiettato che tecnicamente non avevano votato contro: “semplicemente non è stata discussa“. Come se cambiasse qualcosa rispetto al risultato finale.
Nonostante il tentativo di far ricadere su di noi la responsabilità politica della bocciatura, non renderemo pubbliche, anzitutto perché inelegante, le diverse interlocuzioni private in cui chiedevamo espressamente ad esponenti del centrosinistra, e in particolar modo del Partito Democratico, di adoperarsi per far sì che la candidatura andasse in porto.
Spiace, ma non lo facciamo per visibilità
Siamo quindi francamente sorpresi del fatto che la capogruppo del PD in Consiglio Comunale accusi in un post su Facebook due giorni fa tutti quelli che si sono indignati, quindi anche noi, di essere “finti scandalizzati” e di aver montato la polemica solo per finire sui giornali.
Un’accusa infelice, oltreché politicamente insostenibile, per quel che riguarda il nostro collettivo.
Anzitutto, dopo quindici anni di attività a difendere la memoria di Enrico Berlinguer, certamente non abbiamo bisogno di visibilità sui giornali (che per altro hanno una copertura spesso inferiore a molti nostri post sui social, che superano anche i 4 milioni di visualizzazioni).
Tanto più che la candidatura noi volevamo tenerla segreta, in quanto, decidendosi gli Ambrogini sempre circa a metà novembre, speravamo di comunicare la bella notizia a Maria Berlinguer, venuta a Milano il 16 novembre a BookCity, giorno del suo compleanno.
Come già spiegato nell’articolo in cui rendevamo pubbliche le motivazioni, proprio per rispondere a chi, erroneamente, sosteneva che Berlinguer non c’entrasse nulla con Milano, non siamo stati noi a cercare i giornali: se la prendano Lor Signori con “la fonte” riservata di alcuni giornalisti dentro Palazzo Marino (di cui ci hanno riferito proprio i giornalisti quando abbiamo chiesto “come fate a saperlo?“).
Le motivazioni non stanno in piedi
Andando nel merito poi delle parole con cui si è cercato di giustificare il mancato Ambrogino d’oro a Enrico Berlinguer, anzitutto la piazza a Milano intitolata nel 2012 è frutto sempre di una nostra petizione del 2011, accolta dall’allora Assessore all’Urbanistica Lucia De Cesaris, che ringraziamo anche in questa occasione per la sensibilità sul tema. Anche all’epoca ci fu chi protestava perché “Berlinguer non c’entra nulla con Milano“.
Ovviamente, così non è. Ma proprio perché non basta essere legati in qualche modo a Milano, ma bisogna aver fatto qualcosa per la città per meritarsi l’Ambrogino d’oro, solo chi ha una vasta conoscenza della biografia di Enrico Berlinguer come noi sa che la sua carriera politica nel PCI iniziò proprio a Milano, quando venne inviato da Togliatti a dirigere il Fronte della Gioventù, organizzazione unitaria della Resistenza, impegnata poi nella ricostruzione della città. Un fatto, questo, che si ritrova nelle tre principali biografie scritte sull’ex-Segretario del PCI, quelle di Giuseppe Fiori, Chiara Valentini e Francesco Barbagallo.
Senza nulla togliere ad ex-calciatori del Milan come Andrij Ševčenko, che attualmente vive a Londra ed è stato premiato per attività filantropiche a favore dei bambini ucraini, ci sembra che abbia lasciato “un segno nella comunità“, e non solo milanese, più Enrico Berlinguer di altre persone premiate nel corso degli ultimi anni.
Per tacere poi di altre figure certamente non così meritevoli cui l’onorificenza è stata assegnata negli anni passati, tanto che il Sindaco di Milano Beppe Sala arrivò a parlare l’anno scorso di scelte clientelari.
Ogni posizione è legittima, ma assumetevi anche la responsabilità politica
In conclusione, il centrosinistra milanese è pienamente legittimato ad agire come meglio crede, non riconoscendo la civica benemerenza a chi, come Enrico Berlinguer, ha contribuito nei mesi immediatamente successivi alla Liberazione, dal giugno 1945, alla ricostruzione morale, politica e materiale della città, guidando il Fronte della Gioventù e vivendo in città tra Via dei Filodrammatici e Via Conservatorio.
Eviti però di provare a scaricare su di noi la responsabilità politica della cosa, accusandoci di doppi fini e di essere dei “finti scandalizzati“. Avendo noi Enrico Berlinguer come maestro di vita e di pensiero politico, non solo siamo realmente indignati, ma non è certamente solo questo quello che ci scandalizza delle decisioni politiche che vengono assunte a Palazzo Marino in questo periodo.
Le ragazze e i ragazzi di enricoberlinguer.it