Alle 12:45 dell’11 giugno 1984, in un italiano stentato che tradiva l’emozione per quella perdita che sconvolse le vite di milioni di italiani veniva dato l’annuncio che “L’onorevole Berlinguer è mancato di vivere.” Sono passati 31 anni. E a quanto pare della lezione di Enrico Berlinguer, nonostante le facili lacrime dell’anno scorso, i proclama e i santini sventolati, nessuno ha voglia di imparare niente.
Non mi riferisco ovviamente a chi si indigna, a chi lotta tutti i giorni, a chi segue il suo esempio e ne fa motivo di vanto con amici, parenti, colleghi. Mi riferisco invece a quelli che: “Berlinguer era un grande ma bisogna essere realisti”, tradotto, affrontare la Questione Morale non è cosa che ci si può permettere, soprattutto con così pochi voti di scarto al Senato; ai “Berlinguer era onesto ma la politica è un’altra cosa”, senza capire che sono loro ad essere un’altra cosa e fa anche parecchio schifo; a tutti quelli cioè che hanno inteso la Politica non come mezzo per migliorare la vita degli altri ma per migliorare la propria.
Enrico Berlinguer è ancora vivo e attuale oggi non solo per quello che diceva ma soprattutto per come si comportava: non abusò mai della sua posizione, non si arricchì (anzi, a livello meramente materiale si impoverì molto, avendo donato quanto aveva ereditato dal padre al partito), viveva per la Causa. Non era interessato al Potere per il Potere, ma al Potere per cambiare le cose. Il suo stile, che si condividesse o meno quello che diceva, rappresenta ciò che la Politica dovrebbe essere e che deve tornare ad essere.
Luigi Pintor scrisse che fece di un ideale un modo d’essere, Vittorio Foa che era in violento contrasto con l’immagine consueta dell’uomo politico. In effetti, se ancora oggi è così amato e rimpianto da chi c’era ed è preso ad esempio da noi giovani che non c’eravamo penso sia proprio per queste sue qualità: Berlinguer finì per avere il dono della profezia pur senza essere un profeta, quello della modestia pur essendo un leader carismatico, quello della saggezza e della misura in un mondo che era impazzito e fuori misura.
Noi, con questo sito, sei anni e mezzo fa abbiamo lanciato una sfida: farlo conoscere ai ventenni come noi, che non avevano più punti di riferimento. Oggi decine di piazze e vie sono a lui intestate (persino nella craxiana Milano, che nel 2012 grazie alla nostra petizione fece da apripista a Firenze, Roma, Napoli etc.), questo sito ha circa 450mila iscritti e quasi 1/3 è sotto i 30 anni. Il libro nato dal successo del sito è stato uno dei più venduti.
Abbiamo compiuto un piccolo miracolo. E continueremo a far conoscere Enrico, indipendentemente dalle nostre scelte, dalle nostre nuove avventure e persino anche dalle delusioni. Oggi più che mai è vero che “se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia.” Ora tocca a noi. Nel nome di Enrico.
Questo articolo in francese :
http://politique.eu.org/spip.php?article2991