Palestina, Zuckerberg oscura i profili di Enrico Berlinguer

I profili di Enrico Berlinguer “oscurati” su Facebook e Instagram, insieme a centinaia di migliaia di altri, per aver diffuso le parole dell’ex-Segretario del PCI sulla questione palestinese. Il termine tecnico è “shadow ban“, la messa al bando non dichiarata, il risultato è però di fatto uguale al blocco: la visibilità dei post e delle storie dell’account che ne è affetto scende quasi a zero. 

Il risultato? Da migliaia di visualizzazioni si scende a poche decine. E persino i propri follower non sono in grado di vedere determinati contenuti, almeno per quanto riguarda le storie. Per vedere i post, invece, l’unico modo è andare direttamente sul profilo, ma chi lo fa oramai?

Le parole di Berlinguer sulla Palestina

Il 9 ottobre scorso pubblicavamo sulla pagina Facebook e sul profilo Instagram dedicati a Enrico Berlinguer una foto che lo ritrae nel settembre 1982 con Yasser Arafat, accompagnata da un paragrafo della biografia di Chiara Valentini dedicato alla questione palestinese. Ecco il testo del post:

Berlinguer e la questione palestinese (dal libro “Enrico Berlinguer”, di Chiara Valentini)

“Lo appassiona e lo preoccupa in modo particolare la questione palestinese, non solo perché rappresenta un pericolo per la sicurezza internazionale, ma anche per l’ingiustizia di cui è vittima il piccolo popolo rimasto senza terra.

Con Arafat ha una lunga intesa. Memorabile resta un loro avventuroso colloquio telefonico, con Beirut assediata dagli israeliani, che è stato ricostruito dallo stesso leader dell’Olp: “Berlinguer mi disse: ‘Avete conquistato il rispetto di tutta l’umanità progressista’. Ascoltavo le sue parole fra le bombe che cadevano”.

Dopo che Arafat viene cacciato dal Libano Berlinguer stringe ancora di più i rapporti, convinto che la sua posizione sia la più equilibrata, la sola che lasci intravedere una via d’uscita. Il suo unico incontro con Arafat, a Roma nel settembre del 1982, si svolge proprio mentre i campi di Sabra e Chatila vengono devastati.

Come gli capita di fronte alle sopraffazioni più clamorose, Berlinguer ne è sconvolto. Fa forti pressioni su Spadolini perché riceva il leader dell’Olp, che è già stato ricevuto da Pertini, ma senza riuscire a convincerlo. E insiste perché il capo del governo mandi una missione di pace in Libano.

Alla festa nazionale dell’Unità a Tirrenia usa toni durissimi: “Siamo di fronte a qualcosa di mostruoso che suscita raccapriccio ed esecrazione. Questa furia omicida ricorda le nefandezze dei nazisti”, dice, precisando poi di essere ostile all’antisemitismo, “come a qualsiasi forma di odio razziale: compreso quello di cui appaiono pervasi gli attuali governanti di Israele”.

È una solidarietà che Arafat non avrebbe dimenticato. Fra i leader della sinistra mondiale che meno di due anni dopo seguiranno per le strade di Roma la bara di Berlinguer, sarà fra i più commossi.”

P.S. Pubblichiamo questo promemoria per invitare tutti a fare meno tifo e a ragionare più in termini “razionali, storici e critici”, come invitava a fare Berlinguer, rispetto a quanto sta accadendo in queste ore, premesso sempre che Hamas non è l’Olp, e su questo siamo tutti d’accordo (si spera). (i ragazzi di www.enricoberlinguer.it)

Lo shadow ban di Meta su Instagram e Facebook

Per cinque giorni non è successo nulla. Il post ha avuto una buona diffusione su entrambi i social, senza problemi. Poi il 14 ottobre mattina notiamo, ricondividendo una foto che rinviava alla campagna “Raccontaci Berlinguer“, che dalle solite migliaia di visualizzazioni nelle storie scendiamo a poche decine. Qualcosa di incredibile per un profilo da oltre 17mila followers, ancora più assurdo su Facebook, che ne ha più di mezzo milione.

A quel punto notiamo che anche altri profili privati o di altre pagine hanno il nostro stesso problema: dopo la condivisione di contenuti sulla Palestina non vengono più visualizzati dai propri follower. Di più: alcune storie, come quelle che condividevano il video di Medici Senza Frontiere, non si vedono proprio, anche se si va sul profilo. 

E’ evidente a questo punto che Zuckerberg sta utilizzando un software sulle sue piattaforme per limitare e danneggiare tutti quegli account che condividono contenuti sulla Palestina non schierati totalmente a favore di Israele

Si tratta di qualcosa di molto pericoloso ed eversivo, considerato che sta danneggiando anche giornalisti inviati in quelle zone. Non si può fare finta di niente. Ed è per questo che chiediamo pubblicamente ai rappresentanti politici in Italia ed Europa di alzare la voce e di protestare nelle sedi opportune.

Ampliamo la web-community!

Non sappiamo per quanto lo shadow ban resterà attivo sui nostri profili. Considerato però che non possiamo permetterci di disperdere il capitale umano, politico e sociale accumulato con 14 anni di lavoro, invitiamo tutte le compagne e tutti i compagni che ci seguono a iscriversi al nostro canale Telegram e alla nostra Newsletter

Per iscriversi al canale Telegram, basta cliccare qui. Per iscriversi alla Newsletter, compilate i campi qui sotto, e poi ricordatevi di confermare il vostro indirizzo email attraverso il messaggio che vi arriverà.

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.
Name

Ringraziamo sin da ora tutti gli operatori dell’informazione, nonché tutti i compagni che ci aiuteranno a far conoscere questa assurda nuova politica di Meta, che rappresenta una minaccia seria alla libertà di stampa e di informazione.

Milano, 15 ottobre 2023